martedì 27 novembre 2012

LA BUFALA DELLA LOTTA ALL’EVASIONE: IL REDDITOMETRO

È da un po’ di tempo che lo sostengo, passando anch’io per una persona che evade. E pensare, invece, che ogni mese ho centinaia di euro di trattenute in busta paga!
Lo ribadisco: la lotta all’evasione non esiste, se non nella mente di coloro che la utilizzano come un efficace scopo per controllare ogni nostro movimento, ogni nostra spesa. Ciò che esiste è una guerra atta a farci cedere su quello per cui abbiamo sempre combattuto: le nostre libertà personali.
Ascoltare, conversare e discutere in merito a questo tema mi fa’ sorridere e al tempo stesso preoccupare. Sorridere, perché com’è possibile perdere così tanto tempo per dibattere di cose che non esistono? Preoccupare, perché l’informazione latita e senza l’unica nostra arma, la conoscenza, non abbiamo mezzi per combattere.
Il meccanismo è così subdolo e genialmente architettato che si incorre nel rischio di rimanere fottuti.
Creare il problema per attuare una soluzione già in cantiere da tempo. Domanda: come convincere le persone a sottostare ad ogni loro follia?
 

Soluzione: controllare ogni movimento, spesa, gusto, abitudine dei cittadini
Problema creato: combattere l’evasione fiscale come causa  di ogni male italiano

Soluzione: limitare le libertà personali
Problema creato: violenza in ogni angolo di ogni città, con conseguente paura dei cittadini ad uscire di casa; in questo modo vedere i militari passeggiare per le nostre vie e piazze non viene visto come una limitazione della libertà, bensì come la salvezza per vivere serenamente la quotidianità. Del resto, lo Stato fa’ un tale sforzo economico per “tutelare noi cittadini costretti a rifugiarci in casa dalla violenza imperante!”. Già, arriviamo addirittura a tollerare l’esercito nelle città. Di più: arriviamo a chiederlo!

Soluzione: mi occorre conoscere la spesa medica degli italiani per tenerli in vita sempre più a lungo ma sempre più malati, facendoli quindi diventare grandi fruitori di farmaci.
Problema creato che poi problema non è, ma semmai un’altra geniale invenzione: puoi scaricare parte della spesa medica tramite la tessera sanitaria al momento dell’acquisto.
Se possiamo, non utilizziamo la tessera sanitaria quando compriamo un farmaco o qualunque altra cosa che occorre per la nostra salute: sapranno quali sono i nostri punti deboli e li useranno contro di noi.

Il redditometro, come già scritto, rientra in questo perverso meccanismo che coloro che governano realmente dietro le quinte (vedi gruppo Bilderberg) vogliono propinarci.

Ecco come funziona: il Fisco accerta quali beni possiede il contribuente; applica coefficienti stabiliti per legge e confronta il risultato con quanto dichiarato; se il reddito è incongruo rispetto al risultato del redditometro, si procede con un “accertamento sintetico induttivo” (così è definito dalla legge). Si parte subito con il contenzioso tributario. Starà al contribuente, nelle varie fasi (prima davanti allo stesso Fisco e poi nelle Commissioni tributarie) provare che le cose non stanno come risulta dal redditometro; insomma l’onere della prova grava su di lui. E se non ce la fa’? Se non ce la fa’…paga!
Il redditometro non si basa sulla spesa effettiva ma su una presunzione derivante da un coefficiente stabilito dalla legge con riferimento ai singoli beni. Ad esempio; se un cittadino possiede un cavallo, il redditometro gli attribuisce una spesa fissa annua pari a… Ma è ben possibile che questa spesa sia molto minore o non esista affatto (tengo il cavallo nel mio giardino e lo faccio pascolare sul mio prato); il guaio è che sarà il contribuente a dover dimostrare tutto questo; per il Fisco cavallo e spesa predeterminata sono un dato acquisito. E questo vale per tutti i beni su cui il redditometro si basa per definire il reddito.
L’Agenzia delle entrate stabilisce che ogni contribuente spenda una data somma per l’acquisto di abbigliamento, valuta quindi che parte del tuo stipendio dovrà essere speso per quel motivo. Qualora il cittadino un anno decida di privarsi di nuovi pantaloni, acquistando altri prodotti, dovrà dimostrare al Fisco dove ha preso il denaro necessario per acquistarli.

Poi c’è lo spesometro, che però funziona in modo differente: il Fisco dovrà accertare quanto effettivamente speso dal contribuente: niente coefficienti, spesa reale. E poi confrontarlo con la dichiarazione. Se ci sono discrepanze, convocherà il contribuente e gliene chiederà conto; insomma un confronto preliminare. Solo dopo, se non sarà convinto, emetterà l’avviso di accertamento e comincerà tutta la trafila del contenzioso tributario.
La versione redditest destinata al cittadino è un plus: gli consente una verifica preliminare, un test appunto. In assoluta riservatezza (il test si fa sul proprio computer dopo aver scaricato l’applicazione), si fanno le stesse operazioni che farà il Fisco e si verifica se e di quanto si supera il reddito che si intende dichiarare. Dopodiché, magari, si aggiusterà qualcosa…
Tutto in via preliminare dunque, prima di cominciare il contenzioso.

Naturalmente il Fisco non saprà mai tutto quello che sa il contribuente: può aver comprato un quadro, ristrutturato la casa, tutto in nero; questo è difficile da accertare, non risulta direttamente da pubblici registri o banche dati. Però ci sono i conti in banca (e l’obbligo per la banca di comunicare gli estratti conto all’Anagrafe Tributaria); c’è il divieto di pagamento in contanti; ci sono i controlli occasionali della GdF.
Capito adesso a cosa serviva il divieto di pagare in contanti? (al momento non si possono effettuare in contanto transizioni superiori ad euro 1.000,00 con la proposta di portarlo a 100!!!).

IL REDDITOMETRO ENTRERA’ IN VIGORE DAL 01 FEBBRAIO 2013, DOPO 3 MESI DI SPERIMENTAZIONE.

Importante: chi combatte queste innovazioni, pur non dovendo nascondere nulla, ritiene che siano subdoli mezzi di controllo con relativa e successiva limitazione delle libertà personali.
Se non ci svegliamo subito, un giorno accadrà che ci sveglieremo con le catene ai polsi e ci chiederemo chi ce le ha messe: io non c’ero e se c’ero ero troppo impegnato a fare altro.

Informazioni tecniche tratte da: Il Fatto Quotidiano






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